BIOGRAFIA

I grandi successi di Aniello Califano

Il debutto canzonettistico di Aniello Califano avviene nel 1891 in occasione della Festa di Piedigrotta, palcoscenico grazie al quale molti poeti e musicisti possono mettersi in evidenza con le loro composizioni, anche senza editore e senza alcuna protezione del copyright. Il 1891 è un anno di grande movimento canzonettistico. Il quotidiano Don Marzio organizza il Festival di Piedigrotta, ovvero una gara canora di canzoni napoletane, imitato da Francesco D’Abundo, direttore del periodico Partenope Teatrale. Inoltre, con la diffusione in tutta Europa del cafè chantant, gli impresari Giuseppe Marino e Eduardo Caprioli decidono di aprire il Salone Margherita, ovvero un ritrovo elegante sulla falsariga dei grandi saloni francesi che possa offrire esclusivamente questo tipo di spettacolo. Inoltre, gli altri Caffè della città, con l’arrivo del mese di settembre, cominciano a proporre le nuove canzoni di Piedigrotta, in particolare il Caffè Scotto Jonno in Galleria Principe, il Caffè Starace in Galleria Umberto I, la Birreria Dreeher a San Francesco di Paola, il Caffè Concerto del Castel Nuovo di Piazza Municipio, in Via Molo, la Birreria Monaco, in Piazza Municipio, il Vermouth, a Santa Lucia, il Vermouth di Torino in Via Municipio angolo San Carlo, il Ferrari nel Vasto, il Cafè Chantant di Castel Nuovo, in Piazza Castello (Municipio). In uno di questi caffè si registra il debutto di Aniello Califano.

‘A GIURNALISTA (1891):

L’esordio nel mondo canzonettistico di Califano avviene nel 1891 in occasione della Festa di Piedigrotta. Per l’occasione, il futuro poeta scrive tre canzoni, tutte musicate da Alfonso Raimondi: ‘A giurnalista, ‘A pizzaiola e Nce vò nce vò. I tre brani sono cantanti per tutte le sette sere di Piedigrotta al Caffè di Napoli in Villa Comunale e sono bene accolti, tanto che vanno oltre il Caffè di Napoli e da posteggiatori dilettanti sono cantanti un po’ ovunque. In particolare, la canzone ‘A giurnalista viene eseguita pure nel noto ritrovo della Birreria Monaco, in Piazza Municipio e, al termine della Piedigrotta, entra nel repertorio della popolare eccentrica Amelia Faraone che la canta tutte le sere al Salone Margherita e della bambina-prodigio Bianca Mancini, piccola artista prediletta dal poeta Ferdinando Russo, che la esegue al teatro Rossini.

CARULINA (1892):

Nel 1892, in seguito al successo di ‘A giurnalista, Aniello Califano ottiene la prima pubblicazione editoriale. È, infatti, l’editore Gherardini che gli pubblica una sua canzone: ‘O cungedato su musica di Giuseppe Giannelli.
Califano inizia già al debutto ad interessarsi al mondo della canzone a marcia (genere musicale con il quale diventerà famoso in tutto il mondo grazie a ‘O surdato ‘nnammurato) o comunque a quello che tratta fatti bellici. Infatti, nello stesso anno, dopo il buon successo di ‘O cungedato, con il barone Celestino Galiani scrive ‘O reggimento d’o prencepe, canzone che viene eseguita al campo di Pignataro, dove si trova ospite SAR il principe di Napoli.
Arriva la stagione della musica e Aniello Califano, forte del primo contratto editoriale con Raffaele Izzo, scrive diverse canzoni per la Piedigrotta ‘92 che sono tutte pubblicate nell’album di Piedigrotta Izzo. In particolare, la canzone Carulina su musica del barone Celestino Galiani, trova un buon successo e, oltre ai ritrovi, circoli, caffè e alla Festa di Piedigrotta, viene eseguita anche a teatro. Infatti, al Salone Margherita Carulina è cantata addirittura da delle vedette internazionali, quali le romanziste tedesche Sorelle Morro.

CHICHIRICHÌ (1893):

Nel 1893, Califano prende parte per la prima volta ad un concorso di Piedigrotta, precisamente quello della Tavola Rotonda organizzato dall’editore Ferdinando Bideri. Il bando di concorso stabilisce un premio unico di £ 300 alla miglior canzone, oltre all’assegnazione di dieci menzioni d’onore. Al concorso viene assegnata anche la somma di £ 50 al primo premio poesia, ovvero al miglior testo tra le undici canzoni finaliste, e Aniello Califano si aggiudica quest’ultimo premio con il brano Chichirichì (sottotitolato ‘O galluzzo) su musica di Pasquale Ernesto Fonzo. Successivamente al concorso, la spiritosa canzone è cantata dal tenore Diego Giannini che, con l’accompagnamento dell’orchestra Barna, la bissa tutte le sere al Caffè Gambrinus e, successivamente, al teatro Grand’Eden.

‘O SURDATIELLO (1894):

La definitiva affermazione, Aniello Califano la raggiunge nel 1894, quando partecipa al concorso di Piedigrotta del giornale Il Caffè di A. Foglia, che si tiene il 7 settembre in Galleria Principe. Sono previsti un premio di £ 200 alla miglior canzone e due di £ 100 alle composizioni che si classificano al secondo e terzo posto. Alla miglior poesia viene assegnato un premio di £ 50. Il risultato finale del concorso è sorprendente. La commissione di lettura decide che ben tre canzoni sono meritevoli del primo posto, e stabilisce di sommare i tre premi di £ 200 e di £ 100 (inizialmente destinati alla prima, seconda e terza composizione classificata) per poi ridistribuirli equamente ad ognuna delle tre canzoni vincenti, per un totale di £ 130. Ebbene, le tre canzoni che si classificano al primo posto (vincendo tutti i premi) sono quelle di Aniello Califano: Celestina musicata da Pasquale Fonzo, Serenatella mariola musicata da Emanuele Nutile e ‘O primmo vaso musicata da Carlo Fanti. Il trionfo di Califano non termina con questa stupefacente vittoria; completa lo strike vincendo anche il primo premio poesia di £ 50 con ‘O primmo vaso e due menzioni d’onore con le canzoni ‘O surdatiello su musica di Salvatore Gambardella e ‘Ngiulinella su musica di Alberto Mangini. Tutte e cinque le canzoni sono, poi, pubblicamente eseguite e molto applaudite dal popolare tenore Raffaele De Rosa nel Caffè Concerto di Vincenzo Ferrara in Galleria Principe.
La canzone ‘O surdatiello racconta di un giovane innamorato che, abbandonato dalla sua donna, per dimenticare, decide di arruolarsi e combattere per la Patria, anziché rimanere a casa e leccarsi le ferite. Purtroppo anche in terre lontane, l’innamorato soffre per l’abbandono.
Da questo momento la stella di Califano inizia a splendere e il suo nome entra prepotentemente nel gruppo dei poeti capisaldi della storia della canzone napoletana.

 

GIRULA’ (1895):

Tra il mese di giugno e luglio 1895, l’Impresa per l’Esposizione nella Villa Comunale annuncia di bandire una gara a premi per la migliore canzone ed i migliori versi che ha luogo nella settimana di Piedigrotta, al teatro del Festival. I premi sono assegnati sia alle tre migliori poesie che alle tre migliori canzoni. Somme di £ 150, 100 e 50, per la categoria della poesia e somme di £ 250, 150 e 100 per la categoria canzoni.
L’organizzazione offre, a tutti gli autori ammessi, l’orchestra di 40 professori diretta dal maestro Barna, mentre per i cori, per i cantanti e per la trascrizione di tutte le parti d’orchestra il costo grava esclusivamente sui concorrenti.
Aniello Califano partecipa al Piedigrotta/Festival con ben cinque canzoni: Giulietta Malaspina su musica del maestro Schettino, E capille ‘e Ngiulinella su musica di Alfonso Malerba, Napulitanella su musica di Giacomo Giannini, O ritorno su musica di Pasquale Fonzo, Girulà su musica di Emanuele Nutile.
La lotta è serratissima. Le notevoli somme di denaro messe a disposizione della Municipalità hanno attirato tutti i maggiori poeti della canzone napoletana: Giambattista De Curtis, Pasquale Cinquegrana, Aniello Costagliola, Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo, Giovanni Capurro, Ernesto Murolo e altri.
Le quindici canzoni finaliste che vanno a sfidarsi vanno in scena mercoledì 4 settembre 1895, al teatro (Arena) Giardino delle Feste in Villa Comunale. Per l’esecuzione dei brani sono ingaggiati Diego Giannini, Nina Santelia, Eugenio Sapio ed Emilia Persico.
Al termine della gara, Aniello Califano si aggiudica il terzo posto finale, vincendo il premio di £ 100, con la canzone Girulà eseguita dal tenore Eugenio Sapio. Il motivo, fin da subito, trova grande popolarità durante la Festa di Piedigrotta e, ben presto, approda anche in teatro, diventando un cavallo di battaglia di artisti italiani e anche internazionali, quali il quartetto francese Quatuor Nadal che la canta al Circo delle Varietà, e dell’étoile francese delle Folies Bergère Jeannette Gièter che la interprete al teatro Umberto I°.

PURICHÌ PURICHIÈ PURICHIÀ (1898):  

Nel 1898, Aniello Califano scrive una canzone per il teatro di Pulcinella dal titolo Purichì, purichiè, purichià!.. su musica di Salvatore Gambardella. Il brano viene presentato, per la prima volta, al teatro Nuovo, in occasione della Rivista di Canzoni 98, durante la quale sono presentate le nuove canzoni di Piedigrotta. Lo spettacolo va in scena giovedì 22 settembre 1898 ed è organizzato da Vincenzo Valente, coadiuvato da Aniello Califano e Salvatore Gambardella. È il Pulcinella Giuseppe De Martino, erede del grande Antonio Petito, ad eseguire la canzone a ritmo di tarantella che racconta della bella Rosina che all’amore preferisce i soldi, andando in sposa ad un uomo ricco ma dall’aspetto deforme. Purichì, purichiè, purichià!.. diventa il cavallo del noto Pulcinella che lo canta anche negli anni successivi nelle messe in scena teatrali dedicate alla nota maschera acerrana. Sulla stessa musica del brano di Salvatore Gambardella, nel 1899, viene scritta una nuova canzone da Aniello Califano, ‘A canzona d’‘e ‘mbrugliune che, però, non ripete il successo dell’originale.

SCIALA TU E FFA SCIALÀ! (1900):

Nell’agosto del 1900, Salvatore Gambardella e Aniello Califano pubblicano il fascicolo musicale Piedigrotta Gambardella-Califano con sette nuove canzoni, tra le quali si fa notare Sciala tu e ffa scialà!, una canzone-tarantella edita dalla ditta Ricordi.
Il brano racconta della bellissima Concettina che approfitta dell’amore disperato dei suoi spasimanti per chiedere e ottenere bellissimi e costosissimi regali. L’allegro motivo, successivamente alla pubblicazione del Numero Unico di Piedigrotta, è per la prima volta cantato da Ida Morelli al teatro Nuovo. Poi, pubblicato dal quotidiano Roma, viene inserito nel programma della Festa di Piedigrotta che si tiene al teatro dell’Esposizione in Villa Comunale, ed eseguito da Emilia Persico in una personalissima versione. La stessa artista, in seguito a questo trionfo, la inserisce seralmente nel suo repertorio, durante l’applauditissima tournée nei teatri Auditorium ed Eden.
Nel frattempo, al teatro Fenice, anche la bambina-prodigio Margherita Leone canta la divertente canzone ed è emulata dalla divina Amina Vargas al teatro Eden (che la alterna a I’ te vurria vasà). Infine, Sciala tu e ffa scialà! viene cantata al teatro Nuovo dalla coppia Biricchini nel corso della serata d’onore di Aniello Califano.

SERENATA A SURRIENTO (1907):

Nel 1907, Ferdinando Bideri organizza il concorso di Piedigrotta della Tavola Rotonda, mettendo a disposizione l’enorme somma di £ 2000 da dividere tra primo, secondo e terzo premio. Per questo motivo, sono numerosi gli autori che propongono le loro canzoni, compreso Aniello Califano che, con Salvatore Gambardella, presenta ben tre canzoni: Madama Fallì, La bella sivigliana e Serenata a Surriento.
La gara canora si tiene domenica 1° settembre alle Terme di Castellammare di Stabia con Annina Scarano e Giovanni Moretti, i due popolari coniugi che, in questo periodo hanno dato l’addio all’operetta per incamminarsi nel mondo della canzonetta, il tenore Eugenio Sapio, Antonio Verrusio, tenore proveniente dall’operetta e la canzonettista Viola. Tutti gli artisti sono accompagnati dall’orchestra e dal coro diretti da Carlo Mirelli.
Lo spettacolo ottiene un buon successo e la maggior parte delle canzoni vengono molto applaudite. La coppia Moretti-Scarano trionfa nell’esecuzione di Madama Fallì e Antonio Verrusio porta al trionfo Serenata a Surriento.
La canzone, oggi una evergreen, racconta dei panorami, dei profumi, dei fiori e delle bellezze della cittadina turistica, e registra un gran successo anche sul mercato del 78 giri nelle versioni di Raffaele Balsamo su disco Favorite, Fernando De Lucia su disco Fonotipia, Elvira Donnarumma su disco Phonotype.

NINY TIRABUSCIO’ (1911):

S’inaugura nel 1911 la casa editrice Polyphon di Lipsia (Germania) con un cast formato dai più importanti poeti della canzone napoletana: Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Libero Bovio, Ernesto Murolo, Antonio Barbieri, Aniello Califano, Rocco Galdieri, Giovanni Capurro, Giambattista De Curtis, Raffaele Ferraro Correra, Pasquale Cinquegrana, Eduardo Nicolardi e Ugo Ricci. Eppure, tra tanti autori di spessore, a vincere questa incredibile sfida di bravura è Aniello Califano che nello spettacolo piedi grottesco propone su musica di Salvatore Gambardella l’entusiasmante Niny Tirabusciò che oggi è una evergreen. L’audizione Polyphon va in scena al teatro Politeama sabato 26 agosto 1911, in presenza del tenore Enrico Caruso. A cantare la canzone di Califano è il divo della canzone napoletana Gennaro Pasquariello che s’inventa un particolare look. Per l’esecuzione, indossa un goffo vestito da sciantosa che crea molta ilarità tra il pubblico, pure considerando che il cantante possiede una fisicità abbastanza corposa. Al di là del siparietto teatrale di Pasquariello, la canzone Niny Tirabusciò presenta un testo che anticipa di circa cinquant’anni i tempi. Racconta, infatti, che per diventare cantante non è necessario nessun tipo di studio e nessuna qualità canora, ma soltanto l’ammiccamento scenico e la conoscenza di personaggi illustri. Inoltre, diventare cantante è un mezzo veloce per fare in poco tempo un mucchio di soldi e sistemarsi economicamente.
Aniello Califano, con questa storia, anticipa quel fenomeno che scoppia nel mondo canoro a partire dagli anni ’50 del Novecento. Il brano entra prepotentemente nel repertorio delle sciantose, tra le prime incisioni discografiche quella della diva del varietà e dell’operetta Jole Baroni su disco Pathè. Dalla canzone è pure tratta la trasposizione cinematografica. Nel 1970, Marcello Fondato, per la casa di produzione Euro International Film, gira la pellicola Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa, con Monica Vitti nel ruolo della sciantosa e Lino Banfi in quello del macchiettista Nicola Maldacea.

‘O MARE ‘E MARGELLINA (1914):

Si tiene nel 1914 l’ultima audizione di Piedigrotta della casa editrice Polyphon di Lipsia che, per motivi bellici, lascerà Napoli e cederà tutto il catalogo ad altra casa editrice. La quarta edizione della manifestazione si tiene venerdì 21 agosto 1914 al teatro Miramar con Gennaro Pasquariello, Mario Massa, Diego Giannini, Gina De Chamery, Luisella Viviani, Tecla Scarano e Fulvia Musette. L’orchestra è diretta da Raffaele Bossi e le scenografie sono curate da Ezechiele Guardascione. Aniello Califano presenta diverse canzoni per lo spettacolo: ‘A mamma d’’a sciantosa su musica di Rodolfo Falvo, Ah! che m’è fatto, ammore! su musica di Giuseppe De Gregorio, Chi è friddo e chi no! su musica di Enrico Cannio, Tarantella tentatora su musica di Eduardo Di Capua, L’amor nelle stagioni su musica di Rodolfo Falvo, ‘O mare ‘e Margellina su musica di Rodolfo Falvo. Ed è quest’ultima canzone, oggi una evergreen, che Califano trionfa all’audizione nell’esecuzione di Ester Clary, la nota cantante salernitana di grande popolarità nel sud America.
La delicata barcarola piace al primo ascolto e vanno subito a ruba i 78 giri sul mercato del disco incisi da diversi cantanti e soprattutto quello del tenore lirico tenori Enzo De Muro Lomanto.
Nel cinema partecipa, come colonna sonora, a diverse pellicole a sfondo napoletano e, nel teatro, la canzone diventa una delle primissime canzoni-sceneggiate, addirittura firmata, come atto unico, dallo stesso Aniello Califano. Infatti, nel 1919, al teatro Trianon si forma la compagnia Armando Gill-Tecla Scarano che tra atti unici comici, scherzi musicali e fantasie e parodie, nel corso della stagione porta in scena, venerdì 28 marzo, l’atto unico musicale di Aniello Califano ‘O mare ‘e Margellina che alcuni quotidiani segnalano di gran successo.

‘O SURDATO ‘NNAMMURATO (1915):

Emilio Gennarelli, che come rappresentante per Napoli, fino al 1914 ha animato tutto il movimento artistico promosso dalla casa editrice Polyphon, ha la felice idea di continuare, sotto il suo nome, tutto il lavoro iniziato dalla ditta tedesca.
Così, all’attività di vendita di dischi, spartiti e strumenti musicali, affianca anche quella di editore facendo sorgere, nel 1915, nella stessa sede del suo negozio la casa editrice Gennarelli & C. e, nello stesso anno, dà vita alla prima audizione di Piedigrotta Gennarelli. Per la sua realizzazione, il neo editore ingaggia la maggior parte dei poeti della Polyphon, assegnando il ruolo di direttore artistico a Ferdinando Russo, e, come da consuetudine, pubblica anche il primo fascicolo di Piedigrotta.
Alle pubblicazioni segue l’audizione di Piedigrotta Gennarelli che debutta al teatro Miramar sabato 21 agosto 1915 alle ore 18,30 e 21,30, nell’ambito di un concerto di varietà nel quale partecipano varie attrazioni, tra cui la danzatrice Lucia Maiorano, Kri-Kri, il creatore del personaggio Cretinetti, Lea Giunchi, nota per Licia nel Quo Vadis, l’arpista Sarina ed altri.
Le nuove canzoni della ditta Gennarelli, suddivise in tre serie, sono tutte eseguite da Gennaro Pasquariello.
Le canzoni di Aniello Califano che partecipano allo spettacolo sono: Mandulinata a mare su musica di Buongiovanni, ‘O bellu guaglione su musica di Enrico Cannio, Canzone gelosa su musica di Pasquale Fonzo.
Al termine di questa tournée al teatro Miramar, Gennaro Pasquariello si sposta a Roma per riproporre lo spettacolo piedigrottesco al teatro Cines per circa dieci giorni. Poi, dopo circa due settimane, Pasquariello fa ritorno dalla capitale e, sempre al teatro Eden dei fratelli Resi, ripete l’audizione. Ma, in questa nuova tappa, oltre alle canzoni già note, per domenica 26 settembre 1915, esegue anche una nuova produzione piedigrottesca della casa editrice contenuta nel Supplemento Piedigrotta Gennarelli. Ed è in questa seconda carrellata di canzoni che viene presentata, per la prima volta, ‘O surdato ‘nnammurato di Aniello Califano ed Enrico Cannio, esclusa dalla prima tappa di tournèe. Il cantante esegue pure un’altra canzone di Califano sempre esclusa dalla prima tournèe: Santa Lucia ‘e ‘na vota su musica di Vincenzo Valente. Ma è con ‘O surdato ‘nnammurato che Pasquariello trionfa e che bissa e trissa tutte le sere.
Insolitamente, la corsa per l’incisione del 78 giri non vede Pasquariello in prima linea. Infatti, sono Oreste Ascoli su disco Columbia e Giuseppe Godono su disco Phonotype a registrare, nei primi mesi del 1916, il brano. Sarà, però, l’incisione del noto tenore Beniamino Gigli del 1918 su disco Columbia, a portare definitivamente alla ribalta la canzone, facendone un capolavoro internazionale. Passeranno circa dieci anni prima che venga incisa anche da Pasquariello su disco Columbia.
La canzone, il cui testo racconta dell’infelicità di un soldato impegnato sul fronte che pensa e sogna continuamente la sua bella e le giura amore eterno, nel corso del Novecento non ha mai avuto una fase di stanchezza, continuamente cantata ed incisa. Addirittura, negli anni ’60 e ’70 del Novecento, viene scelta dal pubblico napoletano come inno ufficioso/ufficiale della squadra di calcio Napoli e diventa la colonna sonora del film di Alfredo Giannetti La sciantosa (Tre donne), nel quale una strepitosa Anna Magnani ne canta una nuova versione, drammatica e accorata, quasi tenebrosa, mai ascoltata prima, ma talmente particolare e personale che rimane impressa nella memoria di tutti.
La leggenda racconta che la canzone, al suo nascere, sia stata osteggiata dalla propaganda militarista, perché considerata disfattista. I vertici dello stato maggiore ne capirono subito la forza, e la misero al bando. Alle guardie dell’ordine venne impartito l’ordine di punire con decisione chiunque avrebbe cantato il motivo e il trasgressore addirittura avrebbe rischiato la condanna a morte davanti ad un plotone d’esecuzione. Ma la leggenda vuole che la forza della musica, superando qualsiasi avversità, sia andata oltre qualsiasi divieto e che centinaia di soldati, sorpresi a cantare ‘O surdato ‘nnammurato, siano finiti di fronte alla corte marziale.
Della bella canzone viene realizzata anche la trasposizione cinematografica nel 1983, quando Ninì Grassia, per la casa di produzione Euroamerica, gira il film ‘O surdato ‘nnammurato con Franco Cipriani, Annie Belle e Bianca Sollazzo tra gli attori protagonisti.
Oltre all’evergreen ‘O surdato ‘nnammurato, molte altre canzoni di Aniello Califano presentate all’audizione di Piedigrotta Gennarelli 1915 diventano popolari, in particolare Mandulinata a mare che racconta di una donna, detta la Sirena rubacuori, che incanta e prende in giro gli uomini, cacciandoli dopo averli illusi. Così, uno dei tanti spasimanti, prima che sia troppo tardi, scappa via con una nave, nella speranza che il mare possa sanare le sue ferite.
La canzone trionfa sul mercato del 78 giri, incisa da Gennaro Pasquariello su disco Columbia, Giuseppe Godono su disco Phonotype, Teresa De Matienzo su disco Victor, Oreste Ascoli su disco La Voce del Padrone, Gabrè su disco Pathè.
Dalla quale viene realizzata anche la trasposizione cinematografica nel 1917, quando Elvira Notari, per la casa di produzione Dora Film, gira il film Mandolinata a mare (altro titolo ‘E scugnizze) con Mariù Gleck, Alberto Alberti e Eduardo Notari (Gennariello) tra i protagonisti.

TIEMPE BELLE (1916):

Tiempe belle è una delle ultime canzoni di successo scritta da Aniello Califano e consegnata all’editore Francesco Feola per la decima edizione dell’audizione di Piedigrotta La Canzonetta 1916, che si tiene sabato 19 agosto al teatro Real Politeama. Al pregevole spettacolo, partecipano Elvira Donnarumma, Renata Carpi e Mario Massa e la coppia di danzatori Bruna & Meconi, celebri per il Tango della morte.
Aniello Califano è presente allo spettacolo con tre canzoni: Serenata a Napule su musica di Vincenzo Valente, Quando passano i soldati su musica di Rodolfo Falvo e Tiempe belle su musica di Vincenzo Valente. Tutte e tre le canzoni ricevono il meritato successo, ma Tiempe belle (conosciuta anche come Tiempe belle ‘e ‘na vota) va oltre fino a diventare una evergreen. La canzone, eseguita da Mario Massa, racconta di due innamorati che, per incomprensioni, si separano e si rifanno una vita, ma, in realtà, nessuno dei due è felice e, ricordando l’intenso amore, sperano intimamente in un ritorno.
Sul mercato del disco, vanno a ruba i 78 giri di Giuseppe Godono, Roberto Ciaramella, Pietro Mazzone e Elvira Donnarumma, tutti incisi per la Phonotype Record.

SOLE E LIBERTA’ (1919):

Il periodico La Canzonetta di venerdì 28 febbraio 1919, decide di pubblicare, come omaggio a Califano, quella che secondo la casa editrice La Canzonetta, è stata la sua ultima canzone scritta poco prima della sua morte e che avrebbe dovuto gareggiare allo spettacolo Canzoni di Primavera:
“Di Aniello Califano, che fu dell’anima napoletana cantore spontaneo ed efficace, pubblichiamo l’ultima canzone scritta due giorni prima della sua morte, che musicata da Rodolfo Falvo spiccherà il volo pel mondo con la prossima primavera di pace. Non mancherà così ancora una volta la voce di chi dette alla canzone napoletana tutti i suoi palpiti e tutto il suo fervore”.
Così, la canzone Sole ‘e libertà, musicata da Rodolfo Falvo, è inserita da Libero Bovio (nel ruolo di direttore artistico della casa editrice La Canzonetta) nello spettacolo delle nuove canzoni di primavera che debutta lunedì 7 aprile 1919 al teatro Trianon di Roma.
Le canzoni in programma sono dodici ed eccetto quella di Califano, tutte trattano, più o meno, il tema della primavera. A cantare Sole ‘e libertà è la diva Fulvia Musette che la esegue tra le lacrime e tra la commozione generale dell’uditorio.