BIOGRAFIA
Vita artistica di Aniello Califano
Vita artistica di Aniello Califano
Scheda Biografica di Aniello Califano da CANTANAPOLI UN SECOLO DI CANZONI LE MUSIRACCOLTE (Ed. Mus. Masar, Latina, 1991) di Maurizio Fontana e Gianfranco Caliendo: “… Allo stadio S. Paolo di Napoli, durante le partite di calcio, l’imponente marea di tifosi, quando ha l’esigenza di manifestare il proprio affetto per la squadra del cuore, spesso intona a squarciagola il celebre ritornello di un’antica canzone napoletana. In questo modo, a molti anni dalla sua nascita, “’O surdato ‘nnammurato” ha il privilegio di essere spesso rievocata da un singolare coro composto da ottantamila voci. Gli autori di questo “inno” furono due rappresentativi personaggi della Canzone partenopea: Aniello Califano ed Enrico Cannio …”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da ENCICLOPEDIA DELLA CANZONE NAPOLETANA (Ed. Mus. Il Torchio, Napoli, 1969) di Ettore De Mura: “… In tutti i fascicoli, in tutti i libretti, in tutti i giornali che pubblicarono canzoni – dal 1888 al primo ventennio del nostro secolo – si trovano versi del Califano. Perché una montagna, un fiume, un diluvio ne produsse nella sua trentennale attività; ed è logico che, spesso, la quantità vada a discapito della qualità. Tuttavia, era tra i poeti che raccoglievano successi su successi a carattere internazionale, anche perché i suoi versi, facili e garbati, venivano rivestiti di note dai più geniali musicisti dell’epoca come Vincenzo Valente, Salvatore Gambardella, Eduardo Di Capua, Vincenzo Di Chiara, Rodolfo Falvo …” .
Scheda Biografica di Aniello Califano da DIZIONARIO ENCICLOPEDICO CANTANAPOLI (Ed. Mus. Gruppo Editoriale Bradamante, Milano, 1995) di Paolo Prati e Elisabetta Martorelli: “… Figlio di un proprietario terriero (Alfonso) e di una “quasi nobile” (Rosa Sorrentina) residenti a San Lorenzo di Pagani, passò la gioventù a Napoli, da solo, senza controlli famigliari. Iscritto alla facoltà d’ingegneria, abbandona presto l’università per dedicarsi alla musica. Frequenta i caffè, s’inserisce negli ambienti mondani, si circonda di belle donne e a soli ventitrè anni esordisce come autore. Nel giro di qualche anno, le sue canzoni diventano conosciutissime, tanto che in tutti i libretti e in tutti i giornali che, dal 1888 al 1920, pubblicano canzoni si trovano versi di Aniello Califano. Nella sua trentennale attività ne produce in quantità indescrivibile, raccogliendo successi su successi a carattere internazionale e scrivendo anche su commissione …”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da NUOVA ENCICLOPEDIA ILLUSTRATA DELLA CANZONE NAPOLETANA (Ed. Mus. Magmata, Napoli, 2006) di Pietro Gargano: “… Fu figlio unico. Il padre Alfonso aveva proprietà terriere a San Lorenzo di Pagani; la madre Rosa Rispoli, che era sorrentina, vantava quarti di nobiltà. Aniello studiò a Napoli nelle scuole tecniche e poi a ingegneria. Frequentò caffè “di notte e giorno”, teatri, spogliatoi di attricette, i libri lasciati nella soffitta di piazza Carità. E poiché le canzoni erano grimaldelli per scassinare i cuori delle belle, Califano cominciò a comporre versi e musica fischiettata. A 19 anni esordì con “Ammore ammore” musicata da da Giannini e vincitrice del concorso Grande Esedra; e con “Canzona ‘e sentimento”, vestita di note da Gambardella e dedita da Ricordi: l’importanza dei compositori e degli editori dimostra che già godeva di stima…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da PICCOLA STORIA DELLA CANZONE NAPOLETANA (Ed. Mus. Messaggerie Musicali, Milano, 1959) di Federico Petriccione: “… Povero Capaldo. Non aveva compiuto ancora cinquant’anni, allora che chiuse gli occhi per sempre. E di qualche anno più giovane era Aniello Califano, che lo precedè, nel 1919, nel grande viaggio. Quante le canzoni baciate dal successo, del sorrentino Aniello? Innumerevoli. Califano ne scriveva a getto continuo. Tra le più note: “Serenata a Surriento”, musicata da Gambardella, che di solito viene chiamata, dalle parole del primo verso “Surriento gentile” (e a essa lo stesso Aniello, affidandosi stavolta per la musica a Eduardo Di Capua, ne fece seguire, a pochi mesi di distanza, un’altra: “Surriento bbello!”) e, con Gambardella ancora, “Ninì Tirabusciò”; che fu l’unico vero successo della prima serata d’audizione della Polyphon, nel 1911, eseguita in maniera buffissima da Gennaro Pasquariello in vesti femminili…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da NAPOLI E LA SUA CANZONE – DIZIONARIO DEI POETI E MUSICISTI (Ed. Mus. Elide, Napoli, 1949) di G. T. : “… Autore di celebri canzoni napoletane. Un lirismo che non pretende di volgarizzare nessuna teoria esteriore, è un lirismo che lancia tutto il suo cuore ad abbracciare l’universo, in nome della giovinezza e dell’amore. Fra le sue canzoni …”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da LA CANZONE ITALIANA 1861 2011 STORIE E TESTI di Leonardo Colombati (Ed. mus. Arnoldo Mondadori, Milano, 2011): “… Una curiosità; né Califano né Cannio prestarono servizio militare; il primo perché figlio unico (nonché figlio di papà): il secondo perché era alto solo un metro e quaranta centimetri e in più “gobbo reale”, ossia con la gobba sulle spalle e sul torace, forse a causa di un’artrosi mal curata. Ciò non impedì loro di scrivere, senza un filo di retorica, “della grandiosità della vita che esiste di fronte alla morte, grazie al solo pensiero dell’amore per il quale – e per esso soltanto – si professa fedeltà. La canzone fu successivamente messa al bando dal fascismo proprio perché così priva di ardimento patriottico e incitamento a combattere. Nel 1970, “’O surdato ‘nnammurato” tornerà in auge grazie all’indimenticabile interpretazione che ne darà una Anna Magnani rocae disperata – e avvolta nel tricolore – nel film per la televisione “La sciantosa” di Alfredo Giannetti …”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da IL DIZIONARIO DELLA CANZONE ITALIANA di Gino Castaldo (Ed. mus. Armando Curcio, Milano, 1990): “… Iscrittosi alla facoltà di ingegneria, abbandona ben presto gli studi per dedicare tutto il proprio tempo alle canzoni, producendone tante che in tutti i libretti e giornali specializzati, a partire dal 1888 e sino a tutto il primo ventennio del nuovo secolo, si trovano i suoi componimenti. In così sventata generosità succede talora che la qualità ne patisca; ma nella maggioranza dei casi i suoi versi pieni di garbo e di eleganza si rivestono delle note geniali di autori come Rodolfo Falvo, Eduardo Di Capua, Vincenzo Valente, Salvatore Gambardella, e diventano così successi internazionali della canzone napoletana…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da FASCINO DELLE CANZONI NAPOLETANE di Max Vajro (Ed. mus. Alberto Marotta, Napoli, 1961): “… Schietto poeta, di ispirazione popolaresca; di facile orecchiabilità, di temi graditi, svolti con mano leggera e squisita amabilità. Scrisse canzoni famose ancor oggi: “Serenata a Surriento”, “Tiempe belle ‘e na vota”, la stupenda “’O mare e Margellina” con Falvo, “’O surdato nnammurato” con Cannio, “Niny Tirabusciò” con Gambardella, e tante altre, dimenticate dal pubblico, ma tuttora esalanti, dai vecchi fascicoli di Piedigrotta, una viva freschezza d’arte. I suoi versi non figurano raccolti in volume, come fecero altri “canzonieri”: modesto, Califano scriveva per suggerire uno spunto al musicista, collaborava finché la canzone non “uscisse”. Esempio davvero commovente della umiltà di un letterato non sciocco, non scarso di gusto e di ispirazione, come egli era, che sapeva di offrire al suo popolo un bene spirituale incalcolabile, un poetico aiuto a vivere, purché il canto gentile potesse fiorire sulle labbra…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da LA POESIA DIALETTALE NAPOLETANA 1880 1930 di Adriano Tilgher (Ed. mus. Dott. G. Barbi, Roma, 1944): “… Tale, nei suoi tratti sommari, la psiche della infima plebe napoletana quale l’avevano plasmata quattro secoli di mal governo spagnuolo e borbonico, e che presto non sarà più che un lontano ricordo storico, corrosa e sgretolata com’è da tutte le parti dal piccone della modernità, soprattutto dalla guerra in poi. Poeti della plebe – più che del popolo napoletano – furono, oltre Aniello Costagliola, Giovanni Capurro, Pasquale Cinquegrana e Aniello Califano. A differenza degli scrittori sopra nominati, artefici sapienti del patrio dialetto, questi furono verseggiatori facili ed abbondanti, poeti d’istinto puro, con tutte le manchevolezze e le sciatterie, ma talvolta con le “réussites” dei poeti di puro istinto…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da LA CANZONE NAPOLETANA IERI E OGGI di Vittorio Paliotti (Ed. mus. Ricordi, Milano, 1962): “… Come re dei “cafè chantants”, come pupillo delle ballerine, come frequentatore dei locali notturni, Aniello Califano scomparve nel settembre del 1916 quando, cioè, portò a Francesco Feola, proprietario della casa musicale La Canzonetta, i versi di “Tiempe belle”, una canzone che, con la musica di Vincenzo Valente, doveva conquistare Napoli. “Don Ciccì”, disse Califano all’editore, “stanotte mi è venuta in sogno la buonanima di papà”. E mi ha parlato. “Figlio mio”, mi ha detto, “il Padreterno ha stabilito che fra due o tre anni dovrai raggiungermi. Se vuoi dunque salvare l’anima, cambia vita, va’ via da Napoli, torna a San Lorenzo, accanto alla tua donna e ai tuoi figli”. Quando mi sono svegliato, don Ciccillo mio”, continuò Aniello Califano, “ho pensato che la buonanima di papà non aveva torto: finora ho menato una vita dissoluta. Parto subito, torno in provincia di Salerno, a San Lorenzo. Eccovi la canzone che ho scritto stamattina”. Benché abituato a trattare con i personaggi più strambi, quei personaggi di cui la Napoli musicale era piena, l’editore Feola non potè fare a meno di sgranare gli occhi: “Califà ma dite sul serio?…”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da LA CANZONE NAPOLETANA LA MUSICA GLI AUTORI GLI INTERPRETI LA STORIA (Ed. mus. De Agostini, Milano, 1994): “… Anche questo “viveur” per vocazione, farfallone amoroso che tendeva a passare di fiore in fiore non solo in campo femminile ma anche in quello musicale, se non ebbe forse particolari predilezioni per questo o quel compositore, certamente, giudicando dai risultati, si trovò meglio con alcuni che con altri. Ma era soprattutto prolifico e duttile verseggiatore, pronto ad asservire la sua musa anche a esigenze pubblicitarie pur di intascare i quattrini che poi generosamente spendeva con amici e belle donne. Figlio unico di Alfonso Califano, agiato possidente di terreni in San Lorenzo di Pagani, nel salernitano, e di Rosa Rispoli, di nobile famiglia sorrentina, era stato mandato a Napoli con l’idea che, frequentando le scuole tecniche e l’università, si laureasse in ingegneria. Ma Aniello, più che le aule scolastiche, frequentava giorno e notte i caffè e i camerini dei teatri. E la canzone si rilevò l’attività più consona a queste sue tendenze …”.
Scheda Biografica di Aniello Califano da CANZONI NAPOLETANE LE PIU’ BELLE CANZONI DELLA TRADIZIONE MUSICALE ITALIANA di Giovanni Giovannini (Ed. mus. Fabbri, Milano, 1994): “… Non fu napoletana, però, colei che inventò la mossa, il “coup-de-ventre” che il pubblico, specie nei teatri popolari, pretendeva dalle cosiddette “eccentriche”, coloro che cioè non si limitavano a cantare, ma intrattenevano anche con la danza e con parodie, imitazioni ed altre trovatine. Si chiamava Maria De Angelis, in arte Maria Campi (1877-1963), ed era “romana de Roma”. Tipica bellezza popolana, intervallava frasi romanesche, in genere piccanti, nelle sue interpretazioni, anche se divenne nota come “canzonettista napoletana” nel corso di una carriera che durò circa trent’anni e la portò persino nella Russia degli zar. Vagamente ispirato al suo personaggio sarà un film del 1970 con Monica Vitti intitolato “Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa”. Primo interprete di “Ninì Tirabusciò”, canzone di Aniello Califano e Salvatore Gambardella, fu invece al Teatro Politeama nel 1911, Gennaro Pasquariello…”.